Proprio ora

Un passo dopo l’altro. Ma un passo scelto, non pensato, semplicemente fatto.
Da qualche parte bisogna iniziare. Da un momento preciso.
Anche se non sembra quello giusto.

“L’unico modo per iniziare a fare qualcosa è smettere di parlare e iniziare a fare.”
Walt Disney

Anime vibranti

[premessa: consiglio di prendersi 5 minuti per godersi il video prima di iniziare a leggere]

Proseguono le nostre masterclass con Simone Schermi che ci sta regalando un nuovo mondo da esplorare, fatto di violini, pianoforti, orchestre, armonie, contrappunti, melodie. E poche, pochissime viole, sì, questo lo ricorderemo 😉

A parte le battute, mentre scrivo sulle note di Richter e Vivaldi mi convinco che in qualche modo il nostro appuntamento musicale dovrà proseguire almeno una volta al mese. Per rieducarci a una bellezza che è a portata anche della generazione trap e per imparare un linguaggio che pare non sia ritenuto così importante dai nostri programmi ministeriali.
Commentava uno dei ragazzi, liceale, maturando, ex-calciatore professionista: “dovrebbero inserire un’ora di storia della musica al liceo”. Se è questo l’effetto di un giovane musicista appassionato su un gruppo di adolescenti, forse dovremmo ripensare davvero cosa significhi educare.

Ma nel frattempo, meglio fare e toccare con mano che teorizzare… Aspettando di ascoltare dal vivo il vibrare dell’anima del violino di Simone, ci godiamo la compagnia di Beethoven, del Confutatis maledictis di Mozart, dell’Estate di Vivaldi (che non è così commerciale come troppa pubblicità e saggi di musica scolastici ci hanno insegnato) e della cover (!) di Richter che apre potentemente questo post e vale più di mille parole (e consiglio di proseguire con il secondo e il terzo movimento, Summer 2 e 3).

Per chi volesse anche cimentarsi in qualche lettura/visione a tema musicale, a fine masterclass sono usciti con Simone alcuni titoli: il film del 2008 Il concerto, Amadeus, e il romanzo di Paolo Mauresing, Canone inverso.

E per i più curiosi, consiglio anche un approfondimento sulle parole della musica curato dagli amici di unaparolalgiorno, a partire da qui. Perché, come ci ricordava anche Simone, la musica parla italiano in tutto il mondo, segno di una patria che, indipendentemente dalle crisi (che passano), eccelle in ciò che è di primaria importanza e che definisce la nostra identità italiana ben oltre il debito pubblico, le mafie e i pregiudizi da spaghetti, pizza e mandolino.
I ragazzi hanno bisogno di racconti diversi, reali. E forse, frequentando più spesso l’arte, potrebbero scoprire di essere davvero qualcosa di più di quello che hanno sempre creduto.
Anime, vibranti.

MiniHabits

Cos’è un habit? Una abitudine, una cosa che impariamo a fare ripetendola tante volte da riuscirci con sempre meno fatica. Un esempio? Bere un litro d’acqua al giorno fuori dai pasti. O rifarsi il letto ogni mattina. Iniziare a studiare senza rimandare (!!). Fare cinquanta addominali al giorno. Le prime volte un dramma, ma a colpi di ripetizioni, e un giorno dopo l’altro, alla fine i teorici degli habits dicono che sarà sempre più facile.


Ma è davvero così?
Come superare lo scoglio di quelle fatidiche prime volte in cui è veramente difficile vincersi e inziare a cambiare? O peggio ancora, come perseverare e non rimandare?
Il video risponde a questa domanda (e, per i curiosi, fa riferimento a un libro che trovi qui). Illuminante.

In sintesi, la soluzione è scegliere un minihabit, talmente facile da non poter saltare nemmeno un giorno. Perché il vero punto è tenere in movimento il motore dell’abitudine. Fare ogni giorno, per quanto poco, ma fare. Muoversi.
Un esempio? Obiettivo: iniziare a fare addominali. Oppure leggere un tot di minuti al giorno.
Non puntare all’abitudine di fare ogni giorno 20 addonimali o di leggere 10 minuti al giorno. Sembra facile? Non lo è per niente, anzi, non riuscirai, assicurato. Non ce la farai per i fatidici 90 giorni che gli psicologi dicono siano necessari per acquisire un’abitudine. Mollerai di sicuro entro 10 giorni. Niente libri letti né tartarughe per l’estate. Non è pessimismo, è realismo e lo sappiamo tutti.

Cosa suggerisce il video? Inizia facendo 2 addominali al giorno o leggendo 2 minuti.
Due? Sì, proprio due. Ridicolo? Forse. Anzi, talmente facile che non potrai non riuscirci. E vedrai che cambierà tutto. Lo farai ogni giorno e ci saranno giorni in cui farai anche di più (e ti darà una soddisfazione enorme!). Ma sempre almeno 2, anche quando non hai voglia, quando sei stanco, quando è andato tutto male.
Cosa ci vuole a fare due addominali? Tre secondi. E a leggere due minuti (per questo articolo ne hai impiegati proprio 2)? Ridicolo, facile. Verissimo. Ma quei tre secondi quotidiani, quei due minuti di lettura ti faranno riorientare la tua capacità di cambiare, la tua autostima e anche i risultati.
Facilmente. Provare per credere.

E Macbeth sia

Le letture sperimentali a voce alta continuano.
Sfioriamo la bellezza dei classici con leggerezza, e scopriamo frammenti di perfezione, un’umanità profonda cui nessuno prima pensava di poter accedere perché troppo difficile. E questo forse è il più grande miracolo: chiunque può leggere direttamente, senza paura, e cogliere quella presenza vera, reale, che è la grande letteratura.

Ti fa tanta paura
mostrarti nell’azione e nel coraggio
quello stesso che sei nel desiderio?

Brama* di potere, violenza, paura, perfidia, tentazione.
In un solo atto Lady Macbeth ha già conquistato terribilmente chi già non la conosceva. Le coscienze si riconoscono e tremano. I più temono il peggio.

E fanno bene.

Stelle, oscurate il vostro fiammegiare,
che la luce non penetri i segreti
dei neri, tenebrosi miei propositi!
L’occhio non veda quel che fa la mano;
ma si compia quell’atto che, compiuto,
l’occhio avrà orrore pur di riguardare!

*parola selvatica e bellissima. Consiglio questo.

Il destino bussa alla porta

Questa settimana, guidati da Simone Schermi, violinista del conservatorio di Genova, abbiamo forse toccato una delle nostre vette. Ascoltare insieme la Sinfonia n. 5 di Beethoven, con brevi intermezzi di introduzione ai tempi e ai movimenti, ha reso vero quello che Platone diceva 2200 anni prima di Beethoven: La musica è per l’anima quello che la ginnastica è per il corpo.

Nell’epoca del workout e delle palestre a suon di rap, dubstep e musica che pompa, abbiamo bisogno anche di altre armonie, più sottili, più lucide e inaspettatamente potenti. Con qualche pregiudizio, forse perché un po’ analfabeti, possiamo chiudere gli occhi per dieci minuti e entrare ogni tanto in un mondo che forse ci eravamo persi per i troppi rumori di fondo.
Ma servono strumenti per ascoltare, apprezzare e, perché no, affinare un po’ il palato. E quindi grazie Simone e non pensare di cavartela con una sola puntata!

ps. Il destino che bussa alla porta? È il senso di quel ta-ta-ta-ta dirompente che attraversa questa sinfonia in modo quasi ossessivo. Come la morte (o la sordità per Beethoven). Non lo ricordate? Ma sì…