[premessa: consiglio di prendersi 5 minuti per godersi il video prima di iniziare a leggere]
Proseguono le nostre masterclass con Simone Schermi che ci sta regalando un nuovo mondo da esplorare, fatto di violini, pianoforti, orchestre, armonie, contrappunti, melodie. E poche, pochissime viole, sì, questo lo ricorderemo 😉
A parte le battute, mentre scrivo sulle note di Richter e Vivaldi mi convinco che in qualche modo il nostro appuntamento musicale dovrà proseguire almeno una volta al mese. Per rieducarci a una bellezza che è a portata anche della generazione trap e per imparare un linguaggio che pare non sia ritenuto così importante dai nostri programmi ministeriali.
Commentava uno dei ragazzi, liceale, maturando, ex-calciatore professionista: “dovrebbero inserire un’ora di storia della musica al liceo”. Se è questo l’effetto di un giovane musicista appassionato su un gruppo di adolescenti, forse dovremmo ripensare davvero cosa significhi educare.
Ma nel frattempo, meglio fare e toccare con mano che teorizzare… Aspettando di ascoltare dal vivo il vibrare dell’anima del violino di Simone, ci godiamo la compagnia di Beethoven, del Confutatis maledictis di Mozart, dell’Estate di Vivaldi (che non è così commerciale come troppa pubblicità e saggi di musica scolastici ci hanno insegnato) e della cover (!) di Richter che apre potentemente questo post e vale più di mille parole (e consiglio di proseguire con il secondo e il terzo movimento, Summer 2 e 3).
Per chi volesse anche cimentarsi in qualche lettura/visione a tema musicale, a fine masterclass sono usciti con Simone alcuni titoli: il film del 2008 Il concerto, Amadeus, e il romanzo di Paolo Mauresing, Canone inverso.
E per i più curiosi, consiglio anche un approfondimento sulle parole della musica curato dagli amici di unaparolalgiorno, a partire da qui. Perché, come ci ricordava anche Simone, la musica parla italiano in tutto il mondo, segno di una patria che, indipendentemente dalle crisi (che passano), eccelle in ciò che è di primaria importanza e che definisce la nostra identità italiana ben oltre il debito pubblico, le mafie e i pregiudizi da spaghetti, pizza e mandolino.
I ragazzi hanno bisogno di racconti diversi, reali. E forse, frequentando più spesso l’arte, potrebbero scoprire di essere davvero qualcosa di più di quello che hanno sempre creduto.
Anime, vibranti.